HEKA & RIGEL 7.2

HEKA & RIGEL 7.2

giovedì 17 settembre 2015

La pirolisi "raccontata" a Giovanni Brera: storia di malinconie...


Caro Giuan, ieri sera rileggevo malinconico le parole poetiche  che, qualche anno fa,  dedicavi al nostro Oltrepò Pavese, la terra in cui, seppur ad anni di distanza, siamo nati e cresciuti. Quelle colline di cui, in tempi e con modi differenti, abbiamo entrambi cercato di raccontare la meraviglia; tu da grande giornalista, io da semplice  innamorato di questo splendido angolo  di Lombardia.
«Guardo ogni volta commosso le colline pavesi, che sono il mio dolce orizzonte di pampini. [..]Le onde sono di intenso verde e via via si fanno violette azzurre celesti fino a confondersi, appunto, con il cielo.»
Riflessioni che diventano una dedica d’amore per questo straordinario mix di colori, sapori, tradizioni; questa culla di eccellenze enogastronomiche, patrimonio prezioso di un territorio a vocazione agricola.
Ora, caro Brera, fra queste colline qualcuno vuole  costruirci qualcosa di strano, qualcuno dice, e forse non a torto, addirittura di orrendo.
Qualcosa che non ha  nulla a che fare con noi, con il nostro territorio, con le nostre tradizioni, con le nostre vigne e  con le nostre eccellenze.
Ti parrà incredibile, strano, assurdo. Lo è.
Ti starai chiedendo  com’è possibile che accada, qui, proprio qui, a pochi metri da un fiume, da centri abitati, in un’area verde, agricola, di vigneti nobili e sapori intensi.
E’ la domanda chi ci poniamo in tanti. Che abbiamo rivolto  a chi ci amministra.
Non abbiamo trovato risposte ma solo promesse che oggi hanno l’amaro sapore delle illusioni date alle masse,  forse con la stupida convinzione che il tempo possa attenuare il dissenso e lo sdegno.
Un calice amaro perché nulla è ancora ufficialmente deciso ma solo il pensiero che quel qualcosa di così strano, assurdo, si possa realizzare  provoca in molti  un brivido lungo  e impensato.
Caro Giuan, qualche anno fa hai scritto: «Io guardo le mie colline e ne sorseggio sovente il vino per non dubitare dei miei maestri.»
Forse la verità è che i maestri, quelli che insegnavano il rispetto per le tradizioni,  le radici, il futuro; l’amore  per la natura, per l’ambiente, per  la propria terra e per la vita, sono solo un malinconico ricordo.

martedì 15 settembre 2015

Il mio amico Gigi Poma fra ironia ed affetto.

Non c'é dubbio: se uno dei due fosse stato una donna ci saremmo innamorati, sposati, separati prima di sposarci e poi di nuovo sposati. Sarebbe stato un matrimonio intenso di quelli dove un istante ti ami e in quello dopo ti tiri il servizio della nonna per poi raccogliere insieme i cocci fra le coccole. Beh, esco dalla metafora perché immaginarci vicini, sul divano con le babbucce, é abbastanza raccapricciante anche senza pensare di fargli le coccole.
Preferisco pensarci la, dove siamo stati per anni, in quel palazzetto  in via Treves, alla periferia di Pavia, a condividere sorrisi, lacrime, gioie, emozioni e sogni. A litigare, certo, perché due come noi litigano un pó su tutto ma sanno rispettarsi, ascoltarsi e se si mandano a quel paese, prima o poi l'altro lo raggiunge.
Mi deve, da ben 12 anni, una maglietta di pallavolo; il pretesto, con cui in un giorno di agosto dell'anno 2003 mi fece incontrare il volley.
Gli devo  il merito di avermi fatto  innamorare di uno sport meraviglioso (e di qualcuna delle sue protagoniste!;-)).
Ironico, sarcastico,  vanitoso (e adesso starà pensando "chi io?") e al tempo stesso incredibilmente umano.
Antipatico, per chi preferisce definirlo così anziché riconoscergli i meriti sportivi ed umani di aver portato una cittadona di Provincia e la sua gente nell'Olimpo del Volley.
Con la sua cocciutaggine, va beh, chiamiamola intensa tenacia e appassionata vitalità ;-), ha vinto tante partite  importanti dentro e soprattutto fuori dal campo. Già perché uno come lui non molla mai. Per fortuna.
Ora torna in campo, con un nuovo progetto sportivo e ne sono fottutamente contento perché la pallavolo a Pavia senza lui era più triste di Kripstac e Petrektek, la coppia polacca di Zelig. 
Battute a parte, grazie e bentornato Dottore.





lunedì 14 settembre 2015

Sognando Rotterdam: fra speranze e scaramanzia

3 ottobre. Mancano 19 giorni. Un po' troppi per essere già pronto a partire, un po' troppi per essere già in eccesso di adrenalina, per avere  già piegato minuziosamente  la mia storica  sciarpa azzurra sul comodino!
Sarà il desiderio di vivere un'altra  emozionante avventura europea dall'intenso sapore di volley, sarà la voglia di farsi trascinare dalla bellezza di uno sport meraviglioso, di urlare, commuoversi, saltare sulla poltroncina, di rivedere quella maglia azzurra...
Si perché sabato 3 e domenica 4 ottobre a Rotterdam, in Olanda  si giocheranno rispettivamente semifinali e finali dell'europeo di volley femminile e, a Dio piacendo, ci sarò anzi ci saremo (#grandeGaspa!, la mia paziente "coinquilina"!)
Non sarà la prima finale (e mi auguro nemmeno l'ultima) anzi...
Olimpiade a Londra, Europeo 2013 a Berlino, Mondiali a Milano, Coppa di Francia a Parigi, Coppa dei Campioni a Perugia e Cannes (delle finali nazionali ho perso ormai il conto..) ma quella di Rotterdam  ha un fascino particolare.
Anzitutto torno, dopo 21 anni, in Olanda un paese che mi ha sempre affascinato moltissimo e in cui per anni ho sognato di vivere: un mix di storia, natura, cultura, design ed arte molto simile all'Italia (anche se il nostro Paese resta Unico ed ineguagliabile) ma con una "gestione" in freddo, silenzioso e talvolta piacevole  stile nordico.
La trasferta sportiva ci offre poi  il pretesto per un altro viaggio insieme, che seppur breve, ci permetterà, almeno spero, di vedere mano nella mano un altro spicchio d'Europa, di gustare fianco a fianco assaggi di un'altra cultura, di un differente, per quanto europeo, stile di vita e, non da ultimo, di sorridere, come di consueto, alla "maccheronica" lettura del menù' in lingua locale. Insomma vivere quei  momenti che ti fanno sentire veramente vivo.
E poi... i pronostici che per scaramanzia, questa volta più di altre, non menzionerò.
Per le ragazze della nostra Nazionale la prima fase del torneo sarà tosta,  con un sorteggio che ci ha riservato un girone ostico: le padrone di casa dell'Olanda,  la temibile incognita  Polonia e il sestetto della  Slovenia a fare da eventuale sgradita sorpresa. Passano alla fase successiva le prime 3 ma chi arriva prima nel girone vola diretta ai quarti e, sulla carta, ha una strada più facile. Ammesso che nello sport ci sia qualcosa di facile. 
Pronostico di podio? Russia e Germania.
Come dite? il podio ha tre gradini?
Lo so...e magari il gradino più alto l'ho solo pensato....
Con il cuore, sempre.

domenica 13 settembre 2015

Renzi, Malagó e un campetto di periferia...

Cari Presidenti (Renzi e Malagó) avete fatto bene  a volare a New York, a presenziare a questo straordinario e forse irripetibile momento per lo sport  italiano, a raccogliere felici i meritati applausi che il pubblico americano ha riservato a  due straordinarie atlete e al movimento tennistico tricolore.
Mi auguro ora che dedichiate la stessa attenzione, solerzia e trepidazione nel compiere altri viaggi, nel visitare  le palestre di periferia, i campetti degradati; nel far sentire la vostra gratitudine e nel dare il vostro riconoscimento ai molti che in silenzio, lontano dai riflettori, contribuiscono a far crescere ogni giorno, con lacrime, sudore e dedizione atlete come Flavia Pennetta e Roberta Vinci.
Persone che insegnano i valori dello sport, lealtà, correttezza,  spirito di gruppo, gioco di squadra. Molti di questi maestri, cari Presidenti, non erano in tribuna come voi ma, con i loro insegnamenti, con la tenacia che hanno saputo trasmettere ai loro ragazzi, erano in campo. 
Viva l'Italia oneri e onori, Viva l'Italia  umile e fiera, quella dei campetti di periferia che conquista l'America.

venerdì 11 settembre 2015

Innesto e i cavalli sfavoriti su cui vale la pena puntare

Si chiamava Innesto e forse fu proprio quel nome così buffo fra tanti nobili ed autorevoli a portarmi a puntare quelle poche lire su di lui.
Già c'era ancora la lira, bei tempi. Era la prima e a memoria ultima volta che entravo in una "sala corse" che all'epoca si chiamava "Sala Tris", uno dei locali, non me ne vogliano gli avventori dell'epoca, più inquietanti e "loschi" della città. Un paio di televisori sospesi nel vuoto, fogli di giornali alle pareti, il tutto avvolto da  una densa coltre  di fumo.  Non c'era ancora il divieto di fumare nei locali pubblici o forse  c'era già ma in quelle quattro mura non aveva riscosso le dovute attenzioni.
Ogni corsa durava una manciata di minuti e sembrava un replay di quanto già vissuto: alcuni istanti di fastidioso mormorio fino alla  telecronaca in diretta della gara ascoltata in surreale silenzio  poi interrotto da colorite imprecazioni contro fantini e cavalli perdenti. Sporadicamente qualcuno baciava la ricevuta della scommessa e inneggiava al quadrupede che gli aveva consentito la vittoria.
Rimasi per  una quarantina di minuti ad osservare il ripetersi meticoloso e ossessivo di quei gesti poi presi coraggio, mi avvicinai ad una delle casse e con voce sibillina ordinai la giocata: "Innesto vincente".
Ricordo come fosse oggi: il cassiere con una barba ingiallita probabilmente dal fumo degli avventori, alzò lo sguardo e abbozzò un impercettibile ma significativo sorriso. Nemmeno il tempo di pensare che gli stessi simpatico ed una voce cavernosa sembrò rimproverarmi: "La prima volta che giochi? Innesto è dato a 20".   Ed io senza nemmeno capire cosa volesse  dire quel "dato a 20" risposi spavaldo e fiero: "lo so" e allungai la mano con decisione, come il più navigato scommettitore di cavalli, per ritirare la cedola della scommessa.
"Dato a 20..." in quei pochi istanti che mi separavano dall'inizio di quella corsa, che ormai consideravo "la mia", cercai di capire.
"Dato a 20, ragazzo mio significa che fra 7 cavalli in gara  stai puntando su un ciuccio, un asino travestito da purosangue, un cavallo che se arriva al traguarda lo fa mentre gli altri sono già nella stalla a cagar fieno"... Lo so non è bello dire parolacce ma valeva la pena  di riportare testualmente  la spiegazione tecnica e scientifica  del signor Armando, esperto guru della sala Tris.
Insomma avevo puntato sul cavallo più sfavorito, su una sorta di ronzino che a detta degli esperti  era più simile ad un soprammobile che ad un essere animato, un cavallo per sbaglio.
Credo, non da oggi, che una parte del destino, non tutto ovviamente, sia molto romantico e ci dia le lezioni più suggestive ed utili della nostra vita facendoci trovare in luoghi e situazioni in cui non ci saremmo mai messi razionalmente.
Quel giorno, Innesto, il cavallo dato a 20, il ronzino fra i purosangue, il ciuccio fra bestie di razza arrivò al traguardo e lo fece davanti a tutti. Innesto Vincente. Incredulità e ovviamente imprecazioni da parte di tutti. Tutti gli altri, ovviamente.
Quel giorno  rientrai a casa  con 20 mila lire in più (all'epoca erano soldi!!!;-)) e con una delle lezioni più belle, di cui faccio ancora oggi tesoro: nonostante i pronostici, le convinzioni, il "dato per scontato",  vale la pena di scommetterci, provarci, tentarci, crederci sempre. Con un pizzico di irrazionalità , di spavalderia e ovviamente fortuna.
Credo, considerando l'età media di un cavallo, che il povero Innesto corra ora nei cieli.
 Io invece mi ritrovo spesso  a scommettere ancora contro ogni pronostico, su aspetti della mia vita, del mio futuro, su persone  "date a 20" o forse  più.
Masochista? No è la Sindrome di Innesto...

Gli 11 settembre che abbiamo dimenticato.

Non dimenticare i 3000 morti dell' 11 settembre 2001 a New York.
Per coerenza e personale convinzione che ogni vita ha lo stesso valore, vi invito a prendere atto, ricordare e commemorare con la stessa enfasi tutti gli "11 settembre" della Storia. Non dimenticando che, in alcune terre, non molto distanti da noi, si vive la tragedia e la devastazione dell'11settembre ogni giorno.
Con la stesa coerenza ed oggettività non dovremmo dimenticare che a volte sugli aerei dei cattivi ci siamo stati noi Occidentali, Cristiani, benpensanti con il vizio di avere una memoria a proprio favore selettiva.
Condanna determinata ed indignata  quindi  di ogni atto di terrorismo,  commesso contro chiunque, per qualsiasi scopo. Senza essere ipocriti e senza la presunzione di escludere dai libri di Stiria quegli 11 settembre in cui eravamo noi ad essere carnefici.

mercoledì 9 settembre 2015

L'Italia che vince con il bagher in Santa Croce

Una delle piazze più eleganti ed importanti del nostro Paese, quella si Santa Croce a Firenze, si é trasformata in queste ore in un insolito quanto emozionante palcoscenico di sport, ospitando una gara amichevole della nostra Nazionale di pallavolo femminile.
Un connubio  meraviglioso di arte, cultura e sport.
Un patrimonio artistico inestimabile a far da sfondo ai preziosi valori di uno sport riconosciuto fra i più educativi e formativi.
Una vetrina straordinaria per le eccellenze del nostro paese, per ricordare al Mondo che il nostro Patrimonio culturale non ha eguali.
Così, fra un palleggio ed un bagher, l'Italia vince a prescindere dal risultato del campo, anzi della piazza.

lunedì 7 settembre 2015

Aylan e l'ipocrisia occidentale

La sua immagine,  abbandonato inerme, supino, privo di vita sulla spiaggia turca di Bodrum, ha fatto, in poche ore, il giro del Mondo suscitando una  attenzione mediatica con pochi pari.
Si chiamava Aylan. Aylan Kurdi. Aveva 3 anni, aveva solo 3 anni. 
Scappava da Kobane una città assediata a nord della Siria.
Scappava da una guerra, iniziata il 15 marzo 2011.  4 anni e 6 mesi fa.
Scappava da uno di quei conflitti taciuti o peggio  dimenticati da quell'Occidente che oggi, davanti alla sua "morte mediatica" si indigna, si dispera e chiede giustizia.
Lo stesso Occidente  di governanti e popoli che per più di milleseicento giorni  ha sostanzialmente  ignorato tutti i fratelli di Aylan, uccisi dalla guerra, uccisi dal silenzio dei media, dal silenzio delle coscienze.
Scusaci Aylan per il nostro silenzio, per la nostra ipocrisia.

domenica 6 settembre 2015

Amico arbitro: complimenti!!!

Alla finale dell'Europeo Under 20  di Beach Volley di Larnaca il primo arbitro è un ITALIANO, è un PAVESE, é soprattutto un AMICO che é stato anche un mio MAESTRO!
Beh, in questo caso, sono certo che "l'allievo" non superarà il maestro ma almeno può dirsi davvero fiero di poterlo applaudire!
Grande Davide Prati! Orgoglioso di te!

sabato 5 settembre 2015

Miky Orione (io secondo me)

Se non avessi sempre dettò ciò che pensavo, talvolta con impulsività ed irrazionalità, avrei sicuramente più amici, ma che amici sarebbero? e soprattutto che amico sarei?
Se non avessi cercato di dire sempre le verità anche quelle scomode, quelle che “si fanno fatica”, che “costano care” probabilmente avrei molti meno nemici, magari un lavoro migliore, una moglie e un paio di figli ma sarei un pessimo padre.
Se non fossi stato sempre un utopistico sognatore avrei speculato, approfittato, sfruttato ambienti in cui, non per mio merito ma per il sudore di nonni e genitori mi sono trovato a vivere. Il mio conto corrente avrebbe molte migliaia di euro e non i pochi spiccioli del mio attuale saldo, ma sarei indubbiamente più povero, più misero.

Ho vissuto fin qui per amore della vita, intensamente, qualche volta malinconico, talvolta insopportabilmente triste, quasi sempre insoddisfatto, alla perenne ricerca di nuovi stimoli, di adrenalina.  Mi piacciono le sfide impossibili, gli obiettivi inarrivabili. Si chiama, anche questa, credo voglia di vivere.

La pallavolo femminile è la  mia passione,  la mia fonte inesauribile di straordinarie emozioni; amica, talvolta amante, quasi sempre compagna di vita.

Giulia  il mio  amore, la mia  amante (quando manca la pallavolo!!),  la mia migliore amica; ragazza intelligente, schietta,  caparbia, razionale, romantica  e matura  è entrata  nella mia vita, migliorandola,   qualche (???...ah ah) anno fa  e  spero ci rimanga… per sempre.

Viaggio. Viaggio per conoscere il mondo, le persone, le culture. Visito sempre mercati e cimiteri. Se vi sembra tetro visitare i cimiteri sappiate che fanno parte della vita e dicono della cultura di un popolo molto più di noiosi manuali.

Mi piacciono i girasoli, le rose blu e le calle bianche. I quadri di Dali e i marmi di Canova. Che belli i marmi di Canova. Non sapevo chi fosse Canova, me l'ha fatto studiare ed imparare un vecchio amore. Potere dei sentimenti, cultura che vien dal cuore.

Sono ironico talvolta sarcastico. Mi piace scherzare, sorridere ma quando lo faccio non dimentico di riflettere.

Mi piacciono i cavalli. La prima volta che sono caduto da cavallo avevo sei anni, mi sono rialzato ho guardato mia mamma terrorizzata, ho sorriso e sono svenuto. Nella vita si cade, si cade spesso. In pochi però sanno rialzarsi e non tutti lo fanno con il sorriso.
Amo la gente semplice, fiera di esserlo. Le persone genuine, che non hanno bisogno di apparire per essere.

Mi piacciono i salumi, impazzisco per la coppa, quella di Piacenza,
Amo il mare in burrasca, i vicoli di Genova, i portici di Bologna.
Sogno di vivere, un giorno, nella città che più di ogni altra mi  ha trasmesso emozioni e che conserva nei suoi vicoli antichi molti splendidi ricordi e qualche indelebile istantanea: Perugia.

Ho avuto un grande maestro di vita, mio nonno Renato, che mi ha  insegnato  valori quali l’onestà, l’umiltà e il rispetto per la parola data;  mi ha fatto comprendere  l’importanza  di una stretta di mano, la sacralità  della famiglia e del lavoro.
Da lui, semplice uomo con il diploma di terza elementare nel taschino,  ho imparato  quelle lezioni che nessun manuale e nessun illustrissimo docente  sono stati, e probabilmente saranno mai, capaci  di insegnarmi. A lui devo  e  dedico quei momenti della mia vita in cui sono stato e  dimostrerò di essere uomo.

Mi han chiesto se credo in Dio e ho sempre risposto che è troppo facile credere in un essere perfetto, onnipotente, onnipresente.
Molto più difficile credere negli essere umani con i loro difetti, debolezze, ambiguità.
Non so se valga come risposta...
Ho letto più volte il Corano, per curiosità, per cultura, per capire. Difficile.

Sul comodino ho un computer, le mie Davidoff rigorosamente al mentolo, una foto di mio nonno, qualche foglio bianco, altri scritti. Insomma un gran casino.
Nel cassetto foto di vecchi amori  e molti, molti, altri sogni

"Ovunque tu vada, vacci con tutto il cuore" (Confucio)


"Indietro non si torna, nemmeno per prendere la rincorsa". 
Una sorta di karma, di regola, di undicesimo comandamento che mi sono ripetuto e che ho applicato con infinita devozione (forse talvolta troppa!), "senza se e senza ma" per i primi 30 anni della mia vita.
Poi, come un castello di sabbia al sole (mi viene in mento questo dato che siamo alla fine dell'estate) il granitico pilastro si è sgretolato.
Sono "tornato indietro", ho ripercorso "strade" già battute su cui mai avrei pensato di ritrovarmi, ho riaperto "porte" chiuse a doppia mandata  che mai avrei pensato di risentir cigolare. Mi sono permesso il "sacrilegio" del "provaci ancora" in alcuni ambiti della mia vita e  devo ammettere che gioie e delusioni non sono state differenti dal proseguire senza tornare indietro.
Sono arrivato alla conclusione che l'essenza della vita, almeno della mia, non è la direzione del viaggio ma come lo si affronta.
Andare avanti o tornare indietro quindi, senza rammarico, senza rimpianti e soprattutto con infinita passione, vivendo ogni passo con intensità, convinzione, determinazione.
 "Ovunque tu vada, vacci con tutto il cuore" il pensiero è di Confucio e riassume quanto fin qui. Questo post e la mia vita.

HEKA & RIGEL: Orione e altre stelle...

Il mio cognome, ORIONE,  coincide con il nome di una delle costellazioni più conosciute (e credo che anche questo abbia contribuito al mio lieve narcisismo!)
Ho sfruttato spesso questa fatalità per presentarmi con ironia, esuberanza e qualche volta sarcasmo: "mi chiamo Orione, sono quello della stella" , "Orione, come la stella ma senza cintura" , "Michele Orione la parte venuta male della costellazione" e via di seguito.
Sono riuscito così a "rompere il ghiaccio" ( al resto ho pensato dopo!!!), a sembrare qualche volta più simpatico, a strappare un sorriso... e non è cosa da poco...
Ho deciso pertanto, come avevo già fatto nel 2008, di ribadire un piccolo tributo a quella "Cintura di Orione" di cui ancor oggi mi servo  (anche perché è l'unica cintura che nel corso degli anni non ho dovuto allargare...!!!)
Ed ecco allora HEKA & RIGEL: Heka, la testa della costellazione e Rigel la stella più luminosa.
Mi piace immaginare che siano  quel vitale, funzionale  ed essenziale contrasto interno fra la ragione ed il sentimento, fra mente e cuore, fra razionalità ed impulso.
Ancora una volta "nulla al caso"

7 anni e 2 mesi dopo (prefazione)

"No, cari amici non sono un astronomo e nemmeno un appassionato di costellazioni..."
Cominciava così, mercoledì 16 luglio 2008, la prima versione del blog HEKA & RIGEL, un diario virtuale  e pubblico con più di 200 post, pagine di vita, dediche e riflessioni sui più svariati argomenti.
Chiuso ed eliminato il 31 dicembre 2010.
Chiuso per il bisogno di quel silenzio (anche informatico) in cui ci si può ascoltare; eliminato nella convinzione che talvolta nella  vita si possa o si debba fare "reset", cancellare per tornare forse, prima o poi, a scrivere.
Così è stato.
7.2 ossia 7 anni e 2 mesi dopo o poco meno.
Così sarà, come  ogni cosa della vita, senza sapere fino a quando.