Caro Giuan, ieri sera rileggevo
malinconico le parole poetiche che,
qualche anno fa, dedicavi al nostro
Oltrepò Pavese, la terra in cui, seppur ad anni di distanza, siamo nati e
cresciuti. Quelle colline di cui, in tempi e con modi differenti, abbiamo
entrambi cercato di raccontare la meraviglia; tu da grande giornalista, io da
semplice innamorato di questo splendido angolo di Lombardia.
«Guardo
ogni volta commosso le colline pavesi, che sono il mio dolce orizzonte di
pampini. [..]Le onde sono di intenso verde e via via si fanno violette azzurre
celesti fino a confondersi, appunto, con il cielo.»
Riflessioni che diventano una dedica
d’amore per questo straordinario mix di colori, sapori, tradizioni; questa culla di
eccellenze enogastronomiche, patrimonio prezioso di un territorio a vocazione
agricola.
Ora, caro Brera, fra queste colline
qualcuno vuole costruirci qualcosa di
strano, qualcuno dice, e forse non a torto, addirittura di orrendo.
Qualcosa che non ha nulla a che fare con noi, con il nostro
territorio, con le nostre tradizioni, con le nostre vigne e con le nostre eccellenze.
Ti parrà incredibile, strano, assurdo.
Lo è.
Ti starai chiedendo com’è possibile che accada, qui, proprio qui,
a pochi metri da un fiume, da centri abitati, in un’area verde, agricola, di
vigneti nobili e sapori intensi.
E’ la domanda chi ci poniamo in tanti.
Che abbiamo rivolto a chi ci amministra.
Non abbiamo trovato risposte ma solo
promesse che oggi hanno l’amaro sapore delle illusioni date alle masse, forse con la stupida convinzione che il tempo
possa attenuare il dissenso e lo sdegno.
Un calice amaro perché nulla è ancora
ufficialmente deciso ma solo il pensiero che quel qualcosa di così strano,
assurdo, si possa realizzare provoca in
molti un brivido lungo e impensato.
Caro Giuan, qualche anno fa hai
scritto: «Io guardo le mie colline e ne
sorseggio sovente il vino per non dubitare dei miei maestri.»
Forse la verità è che i maestri,
quelli che insegnavano il rispetto per le tradizioni, le radici, il futuro; l’amore per la natura, per l’ambiente, per la propria terra e per la vita, sono solo un
malinconico ricordo.