HEKA & RIGEL 7.2

HEKA & RIGEL 7.2

lunedì 21 dicembre 2015

Pallavolo... con il cuore, sempre



Amica, amante, amore.
Compagna affascinate, intrigante, fedele.
Con lei ho trascorso ore, serate e notti mai uguali a loro stesse, mai banali, mai noiose.
Maestra e metafora di vita mi ha insegnato il rispetto per ogni avversario, per ogni sfida e quindi anche per me. Mi ha fatto capire il valore della tenacia, del non mollare mai, di quanto sia importante vincere e soprattutto perdere avendo dato il massimo.
 
 
Con la semplice ed autentica bellezza delle sue azioni sinuose mi ha ipnotizzato.
Con la sua effervescenza ha preso la mia vita e l’ha shakerata smuovendomi talvolta dal fondo, riportandomi a galla.
Mi ha fatto incontrare persone vere, umili, determinate diventate amici, esempi, idoli.
Mi ha fatto sorridere, urlare, commuovere, piangere quasi sempre di gioia.
Per lei ho viaggiato in Italia, in Europa trovandola sempre ed ovunque perfetta, meravigliosa, a Londra come a Rotterdam a San Vito dei Normanni come a Perugia.
Da qualche anno penso di raccontare in un libro questa immensa passione e forse nel 2016 lo farò.
O forse no perché certi amori non si possono raccontare ma solo vivere.
Con il cuore, sempre.


venerdì 11 dicembre 2015

L'importante non è partecipare... (ma nemmeno solo vincere)

L'importante è partecipare. Una delle frasi che più detesto e ritengo ipocrite. La versione moderna e incredibilmente sciatta della più romantica favola di Esopo "La volpe e l'uva".
Certo, esatto... l'importante è vincere, solo vincere.
Beh, a dire il vero nemmeno questo.
Pensiamo alla vita.  Possiamo vincere molte sfide ma alla fine tutti perdiamo: si comincia con le forze, talvolta la lucidità e poi, inesorabilmente, la vita stessa.
La morte è  una sconfitta: con essa perdiamo quello che  abbiamo conquistato con le nostre vittorie, anche quelle più nette, emozionanti, clamorose. 
E allora cos' è importante? Vincere? Partecipare?
L'importante, almeno per me, è cercare di vivere ogni partita con tutto l'impegno, la dedizione, la passione possibile; lottare fino all'ultimo istante  per uscire a testa a alta dal campo, qualunque esso sia.
Insomma la mia volpe ideale salta fino a rompersi le zampe anche per un solo acino. E se all'uva non ci arriva, non ha bisogno di trovare giustificazioni in fasulle frasi fatte.

martedì 1 dicembre 2015

Cara Francesca, sei un idolo ma dissento...

Ricordo ancora la prima volta in cui l'ho incontrata. E ripensandoci, a distanza di anni, mi emoziono ancora.  Per raccontare il mito di Francesca Piccinini non c'è bisogno di aneddoti, racconti romanzati o ricordi nostalgici: lei è per tutti, anche per i non appassionati,  l' icona del volley italiano.
 
Qualche anno fa i suoi occhi e quella sua tenace, bramosa ed incredibile voglia di continuare a vincere dopo aver vinto tutto,  mi ispirarono una lettera che venne pubblicata perfino sulla Gazzetta dello Sport dal titolo "gli occhi lucidi della Piccinini".
 
Una infinita ammirazione che si è alimentata negli anni e proseguirà a prescindere dal mio dissenso sulle sue ultime affermazioni  in merito alle  nuove generazioni apostrofate, in  post  sul profilo social della pluricampionessa azzurra,  come "viziate e poco rispettose".
 
 Dissento per molti motivi.
 
Anzitutto perché la critica alla generazione successiva è uno degli "sport", giusto per restare in tema, più praticati e seguiti nei secoli o almeno nell'ultimo. La generazione dei  nostri nonni era  migliore di quella dei nostri padri, quella dei nostri padri ovviamente migliore della nostra e, per non essere da meno, la nostra indiscutibilmente meglio di quella futura. Se fosse proprio così non avremmo vissuto negli ultimi  cento anni  due Guerre Mondiali,  Kennedy e Lennon sarebbero ancora vivi... ecc, ecc.
 
Credo inoltre che definire le ragazze della generazione di oggi  "viziate e poco rispettose"  sia ammettere che gli esempi offerti, nello sport come nella vita, appartenenti alla generazione "di ieri", non sono stati abbastanza efficaci o valorizzati. Insomma che noi, la "generazione meglio" abbiamo fallito, non siamo riusciti a trasmettere insegnamenti e valori. E per fortuna non è così.
 
Ciliegina sulla torta a mio parere un po' indigesta:  portiamo come inconfutabile  prova di questa società  di arroganti e viziate  l'uso viscerale  di  tablet e social network, causa conclamata dei  mali del Mondo anche se  non mi risulta che Lenin e Hitler  avessero un profilo facebook o l'ultimo Iphone.
Insomma, sarcasmo  a parte, a volte i giovani preferiscono il tablet a sermoni  qualunquistici o semplicemente preferirebbero, ogni tanto, essere ascoltati e non solo giudicati.
 
Per concludere... Mi piace essere ottimista e così cara Francesca continuerò a tifare  per te  e per ragazze  come Diof, Chirichella, Signorile  (solo per citarne alcune), giovani icone del volley, nuove "ambasciatrici" di impegno, tenacia, umiltà, solarità.